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Contrattazione collettiva nel lavoro pubblico e concertazione sociale. Stato dell'arte e prospettive

Pierluigi Mastrogiuseppe, Direttore Generale dell’Aran

Valerio Talamo, Direttore Ufficio Relazioni Sindacali del Dipartimento della Funzione Pubblica

 Nell’ultimo decennio la contrattazione collettiva nel settore pubblico è stata al centro di un moto di riforme che è apparso in grado di stravolgere gli stessi caratteri fondativi della privatizzazione degli anni Novanta. Analogamente il sistema di relazioni sindacali, tanto nel settore pubblico che in quello privato, ha subito gli effetti di un rinnovato unilateralismo solo in parte conseguenza della crisi finanziaria che ha colpito tutta l’Europa e che ha messo fortemente in discussione il modello di mediazione sociale che ha trovato il proprio punto più alto nella stagione della concertazione. Il saggio ricostruisce queste evoluzioni e prova a fornirne una spiegazione, anticipando nella parte finale qualche auspicabile sviluppo anche alla luce della complessa relazione intercorrente fra salari, contrattazione collettiva e produttività, spingendosi all’esame delle politiche contrattuali del lavoro pubblico alla luce delle emergenze determinate dalla pandemia e della nuova tornata contrattuale.

In the last decade, collective bargaining in the public sector has been the driver of a reform programme that appeared capable of overturning the privatization’s features of the 1990s. Similarly, the trade union relations’ system, both in the public and private sectors, has suffered the effects of renewed unilateralism, only partially as a consequence of the financial crisis that has hit all Europe and has strongly challenged the social mediation model that found its highest point in the concertation season. The essay reconstructs these evolutions and tries to provide an explanation, indicating, in the final part, some desirable changes, also in the light of the complex relationship between wages, collective bargaining and productivity, going so far as to examine the contractual policies concerning the public sector, in the light of the difficulties caused by the pandemic and the new contractual round.

Keywords: collective bargaining - public work - collective agreement - privatisation

Sommario:

1. Introduzione - 2. Il ruolo del contratto collettivo: dalla privatizzazione “spinta” alla rilegificazione del 2009 - 3. Dalla concertazione alla disintermediazione - 3.2. La seconda fase: l’eclissi della concertazione (2000-2012) - 4. Una congiuntura o una trasformazione definitiva? - 5. Le tendenze cicliche della dinamica salariale - 6. Gli ulteriori sviluppi. Il colpo di coda - 7. Verso un nuovo modello contrattuale ed organizzativo? Ipotesi di lavoro - 8. Una postilla. Il diritto dell’emergenza, il Patto sull’Innovazione e il riavvio della contrattazione: un nuovo inizio? - NOTE


1. Introduzione

La contrattazione collettiva nel settore pubblico nell’ultimo decennio è stata al centro di un moto di riforme che sono apparse finanche in grado di stravolgere gli stessi caratteri fondativi della privatizzazione degli anni Novanta [1]. A tale processo, che secondo alcuni Autori avrebbe potuto preludere a trasformazioni fondamentali o irreversibili [2], ha tuttavia fatto seguito, nell’ultimo scorcio della scorsa legislatura, una nuova correzione di rotta. Il sistema è sembrato nuovamente riallinearsi sulla scorta di una tradizione partecipativa e contrattuale che per certi versi pare patrimonio acquisito del nostro ordinamento, con un complessivo effetto di normalizzazione che potrebbe a sua volta far deporre per la natura meramente congiunturale della “torsione pan-pubblicistica” avvenuta con la legislazione del periodo immediatamente precedente [3]. Pare questa, tuttavia, una lettura fin troppo tranquillizzante che sembra [continua ..]

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2. Il ruolo del contratto collettivo: dalla privatizzazione “spinta” alla rilegificazione del 2009

Come noto la privatizzazione del 1993 ha reso possibile la tendenziale esportazione delle regole del diritto privato al rapporto di lavoro presso le pubbliche amministrazioni al netto di alcune categorie che hanno conservato la propria regolamentazione speciale, continuando ad essere regolate dai propri ordinamenti di settore [13]. Con la “seconda privatizzazione”, realizzata negli anni 1997-1998, il diritto privato risale la stessa sfera organizzativa, tagliata in due dalla legge, ed investe la “micro” o bassa organizzazione che opera sotto la soglia strutturale degli atti fondamentali di organizzazione [14]. Gli atti organizzativi, sussunti nell’area privatizzata, rimangono l’effetto di scelte unilaterali dell’amministrazione, titolare originaria del potere per la realizzazione dell’interesse pubblico, ferma restando l’impossibilità, sancita ex lege, dei contratti gestionali con cui il datore di lavoro [continua ..]

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3. Dalla concertazione alla disintermediazione

3.1. L’epoca “aurea” della concertazione. Dagli anni Ottanta al Patto di Natale Se ci si sposta sul macro terreno delle relazioni sindacali non pare che miglior sorte abbia vissuto la “concertazione”, vale a dire quella modalità procedimentalizzata di associazione dei soggetti sociali alla formazione delle decisioni del Governo in materia sociale ed economica e finalizzata a realizzare quello che Ezio Tarantelli e Alessando Pizzorno chiamavano alternativamente “scambio politico” o “patto neocorporativo”, definizioni in verità fortemente evocative ma singolarmente capaci di coagulare dissenso sul metodo [23]. I primi esempi di triangolazione risalgono agli anni Ottanta, con il Protocollo Spadolini del 1981 ed il Lodo Scotti del 1983, ma le prove generali della concertazione falliscono con l’Accordo di San Valentino del 1984, in cui la triangolazione è monca per la mancata adesione della [continua ..]

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3.2. La seconda fase: l’eclissi della concertazione (2000-2012)

Esaurita questa funzione della concertazione collegata alla moderazione salariale ed al raffreddamento dell’inflazione, se ne assiste ad un lento ma inesorabile declino che viene formalizzato a partire dalle stagioni del centro-destra. Il Libro Bianco sul mercato del lavoro in Italia, presentato dal Ministro Maroni nell’ottobre del 2001, contiene una vera e propria dichiarazione di guerra nei confronti dei metodi concertativi, che avrebbero “svolto compiti di governo bel al di là degli obiettivi (...) di un corretto rapporto fra le parti” favorendone “un uso eccessivo (…) distorto e viziato” in materie “spesso di esclusiva competenza del Governo”. Sembra peraltro che queste critiche non colgano nel segno. La concertazione è null’altro che un metodo per governare nel consenso valorizzando in senso plurale e partecipativo i corpi intermedi, e semmai il problema che può porsi riguarda la diversa [continua ..]

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4. Una congiuntura o una trasformazione definitiva?

Alla luce degli sviluppi descritti possiamo provare a rispondere alla domanda che ci si è posti in premessa, se cioè si fosse di fronte ad una trasformazione momentanea o definitiva del nostro sistema di relazioni sindacali. Alla prima lettura porta naturalmente la valutazione degli effetti indotti alla doppia crisi finanziaria degli anni 2008-2009 e 2011-2012 (la crisi finanziaria globale, replicata in Italia dalla cosiddetta crisi dello spread). Le misure normative che ne sono conseguite, perlopiù comuni all’area Euro e soprattutto (ma non solo) nei Paesi maggiormente interessati dalla crisi, sono state principalmente finalizzate a congelare o rallentare la dinamica retributiva del pubblico impiego ed a ridurre i livelli occupazionali, intervenendo principalmente sul tasso di sostituzione dei dipendenti cessati attraverso il blocco totale o parziale del turn-over [43]. Questi interventi sono stati realizzati in Italia, come si è [continua ..]

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5. Le tendenze cicliche della dinamica salariale

La storia, tratteggiata nei precedenti paragrafi, della faticosa ricerca di un assetto istituzionale soddisfacente delle relazioni sindacali nel settore pubblico, contraddistinta da oscillazioni, fughe in avanti, ma anche da “ripensamenti” e correzioni di rotta, si inscrive all’interno di un disegno più complessivo di rinnovamento della pubblica amministrazione. Da un lato, il tentativo di “innovarne” gli assetti organizzativi, seguendo impostazioni ideologiche ed assunti teorici dominanti a livello internazionale (come il già ricordato new public management); dall’altro, per restare al tema affrontato in questo paragrafo, quello di determinare assetti e dinamiche salariali più ancorate ad elementi di razionalità economica. Questa finalità di coerenza economica della dinamica e dell’assetto dei salari non si identificava tout court con una esigenza di contenimento della spesa pubblica, pur se [continua ..]

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6. Gli ulteriori sviluppi. Il colpo di coda

Con un colpo di scena quasi repentino, l’ultimo scorcio della scorsa legislatura, ha riesumato nelle relazioni Governo-Sindacati prassi e comportamenti ancién regime [64]. A monte un nuovo accordo di simil-concertazione [65] con la connessa delega di autorità, ed a valle il riavvio – sia pure molto tormentato – di una stagione contrattuale che era rimasta al palo per quasi un decennio. Come già ricordato la contrattazione collettiva è rimasta invischiata nelle misure eccezionali di risanamento economico a partire dall’anno 2010. Tali misure sono state reiterate perlopiù con provvedimenti di urgenza fino al 2015. Sulla questione è stata chiamata a pronunciarsi la Corte costituzionale [66]. Secondo la Consulta è sempre possibile ed è anzi doveroso per il Governo operare un bilanciamento fra i vari interessi di rango costituzionale in conflitto, purché lo stesso [continua ..]

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7. Verso un nuovo modello contrattuale ed organizzativo? Ipotesi di lavoro

L’ultimo Governo della passata legislatura intensificando il dialogo con la compagine sindacale ha quindi marcato un’evidente discontinuità rispetto alle esperienze più recenti. Alcuni Autori da questo dato empirico traggono sufficienti indicazioni per giudicare meramente congiunturale lo stile impositivo e le stesse spinte alla disintermediazione che hanno caratterizzato il periodo immediatamente precedente [80]. Una complessiva tendenza alla re-intermediazione potrebbe essere messa in relazione con la sempre più matura e consapevole attività sindacale del settore privato dove, dopo le esperienze traumatiche sfociate nelle note vertenze di Pomigliano e Mirafiori, il fronte sindacale si è ricomposto e pare ora in grado di affrontare alcuni snodi storici irrisolti in materia di rappresentatività e rappresentanza sindacale e di provare anche a definire il problema del coordinamento fra i due livelli negoziali, tradizionalmente [continua ..]

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8. Una postilla. Il diritto dell’emergenza, il Patto sull’Innovazione e il riavvio della contrattazione: un nuovo inizio?

Occorre sia pur brevemente rendere conto degli ulteriori sviluppi sul tema oggetto di indagine che hanno accompagnato la fase dell’emergenza pandemica. Meno di un mese dopo il suo insediamento, l’esecutivo Draghi, il terzo della legislatura in corso, ha sottoscritto il “Patto per l’innovazione del lavoro pubblico e la coesione sociale” [88], che richiama espressamente nel preambolo l’intento di “una nuova stagione di relazioni sindacali che punti sul confronto con le organizzazioni delle lavoratrici e dei lavoratori” al fine di “dare efficacia conclusiva” alla contrattazione collettiva relativa al triennio 2019-21. Una contrattazione piena e consapevole, investita anche in materie poste al crinale con l’organizzazione del lavoro come lo smart working o la formazione. Il primo – superata la fase sperimentale, scandita dalla l. n. 81/2017 e dalla direttiva del Ministro per la Funzione [continua ..]

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NOTE

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