Il lavoro nelle Pubbliche AmministrazioniISSN 2499-2089
G. Giappichelli Editore

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Lo stato necessario. Lavoro e pubblico impiego nell'Italia postindustriale. Una recensione (di Lorenzo Zoppoli - Professore ordinario di Diritto del lavoro nell’Università di Napoli Federico II)


Il corposo volume del brillante sociologo Domenico De Masi recensito contiene un’accurata rivisitazione di tutte le principali teorie del fenomeno burocratico seguita da una ricerca empirico-previsionale – svolta con il metodo Delphi (interviste ad esperti in più round) – sulle trasformazioni del lavoro nelle pubbliche amministrazioni entro il 2030. Il problema centrale è sempre la modernizzazione della cultura organizzativa. La ricerca fa ben capire come solo un intervento riformatore ben meditato e informato ad un’ampia interdisciplinarietà possa far fare passi avanti ad amministrazioni bloccate o troppo lente.

The bulky book which has been here reviewed, written by the brilliant sociologist Domenico De Masi, holds a thorough investigation of all the main theories about the bureaucratic phenomenon. The book contains also empirical-predictive researches – made by the Delphi method (interviews with experts through multiple rounds) – about changes in work in the public administrations that will occur by 2030. The crucial issue is always the modernisation of the organizational culture. The research makes clear that just a thoughtful and interdisciplinary reform can improve still or very slow administrations.

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 Sul tema del lavoro pubblico – mentre perdura un insolito (apprezzabile) silenzio legislativo (rotto solo da un raglio del giugno 2009, intitolato a un altisonante “decreto concretezza”) – vede la luce una corposissima e brillante ricerca di Domenico De Masi, che ci invita a un ripensamento di lungo periodo. La ricerca è tanto ampia quanto ambiziosa: in oltre 700 fitte pagine troviamo un lungo saggio introduttivo dell’autore, seguito da una prima parte, che ripercorre minuziosamente (per circa 300 pagine) la “sociologia del fenomeno burocratico” dal 700 fino ad oggi, e da una seconda parte, che è dedicata alla vera e propria ricerca empirica, diretta a fornire, con una metodologia già sperimentata dall’autore (p. 352), un quadro previsionale di come evolveranno apparati amministrativi e lavoro pubblico in Italia nei prossimi dieci anni. La ricerca empirica è svolta sulla base di un ampio questionario che individua problemi e tendenze su tematiche centrali sulle quali vengono raccolti i pareri di un pool di 11 esperti di varie discipline. A valle di questo primo questionario un gruppo di ricercatori ha estrapolato 1021 items con relative previsioni e ne ha selezionate le 721 che hanno avuto la maggioranza dei consensi (almeno 7 su 11): queste previsioni costituiscono il “rapporto finale, che descrive organicamente lo scenario dei dipendenti pubblici da qui al 2030” (p. 354). L’opera si propone, pur con metodo diverso e peculiare (indagine sociologica previsionale), di dare un seguito a due precedenti considerati importanti e affidabili (“due nitidi scatti fotografici”: v. p. 351): il rapporto Giannini del 1979 e quello di Cassese del 1993. La mia prima reazione davanti a un così imponente impegno di studio e riflessione è: finalmente un approccio serio, adeguato alla gravità delle questioni teorico-pratiche da affrontare, lontano dalle facili polemiche verso i dipendenti pubblici fannulloni-nullafacenti! Nemmeno, da giurista addetto ai lavori, mi rammarico che stavolta l’iniziativa venga da un sociologo di fama – peraltro grande intellettuale poco incline a restare nei “recinti” disciplinari di noi accademici in servizio, prigionieri di tante gabbie didattiche e pseudo-scientifiche – con accenti chiaramente polemici – e persino un po’ irridenti – verso l’approccio giuridico. Come generica categoria di “esperti” ce lo siamo variamente meritato, specialmente dopo aver favorito la deriva punitivo/autoritaria che si è incarnata in buona parte delle ultime due riforme (Brunetta e Madia). Anche se, a dirla tutta, la vera responsabilità dei giuristi italiani è, a mio parere, soprattutto quella di aver indossato i panni degli editorialisti semplificatori (vedi soprattutto Ichino nel 2007/08) e poi di aver ceduto il [continua..]
SOMMARIO:

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Fascicolo 1 - 2020