Il lavoro nelle Pubbliche AmministrazioniISSN 2499-2089
G. Giappichelli Editore

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Il quiet hiring nella pubblica amministrazione italiana: la vicenda del “c sveglio”, le assunzioni silenziose e la disciplina delle mansioni superiori (di Rocco Larocca, Coordinatore Direzione Risorse umane Università degli Studi di Modena e Reggio Emilia)


Il contributo tratta brevemente dell’evoluzione della disciplina in tema di mansioni superiori nel pubblico impiego collegandola alla constatazione che la crescente diffusione della terminologia di origine anglosassone usata per descrivere i rapidi cambiamenti in atto nel mondo del lavoro, in questo presente post-pandemico, ha in realtà una fenomenologia diffusa e presente da tempo nel nostro ordinamento, specie in tema di “assunzioni silenziose” nella Pubblica Amministrazione.

The article briefly deals with the evolution of the discipline about higher tasks in the public administration. This evolution is linked to the statement that the growing use of an anglo saxon terminology to describe the rapid changes taking place in the labour market especially in this post-pandemic period, has actually a phenomenology widely present in our legal system, especially in terms of “quiet hiring” in the Public Administration.

Come ricordato dal numero del 16 gennaio 2023 della rivista on line Linkiesta (Forza Lavoro), gli addetti ai lavori e gli studiosi di organizzazione del lavoro non riescono a smettere di coniare nuovi termini anglofoni per descrivere quello che accade nel mondo del lavoro. L’uso degli slogan in questo contesto è uno strumento spesso utile a tradurre e rendere comprensibili i rapidi cambiamenti in atto: così è stato ad esempio per lo smart working. Nel libro “Out of office” [1] il messaggio del cambiamento è passato attraverso uno slogan utile a descrivere lo sconvolgimento che avveniva nel mondo del lavoro: “The future isn’t about where we will work, but how; Il futuro non riguarda dove lavoreremo, ma come”. Quindi, dopo gli anni dello smart working e del quiet quitting [2] nel 2022, l’anno appena iniziato si annuncia come l’anno del quiet hiring, ovvero delle “assunzioni silenziose”, l’ultimo fenomeno arrivato dagli Stati Uniti. Il termine quiet hiring [3] tratteggia il modo in cui i datori di lavoro di oltreoceano, per affrontare i problemi della recessione post-pandemica, stanno cercando di sopravvivere non aggiungendo più dipendenti agli organici, ma chiedendo ai lavoratori già in servizio di cambiare ruolo e sommare mansioni per le quali servirebbero in realtà nuovi assunti. È un fenomeno nuovo e che riguarda solo il dinamico mondo anglosassone? Un fenomeno che riguarda solo la disciplina del lavoro nelle aziende private? A pensarci bene, niente di tutto ciò. Prima dell’avvento della necessità di reclutare professionisti, project manager, esperti e quanto altro utile a selezionare i profili tecnici e gestionali necessari alla realizzazione del Piano nazionale di ripresa e resilienza (PNRR) (ex d.lgs. n. 80/2021) – necessaria conseguenza degli anni di “sfoltimento” del personale e delle competenze nelle pubbliche amministrazioni, nelle Università e negli Enti di ricerca – non era difficile percepire nei corridoi delle P.A. italiane una diversa ansia: quella di reclutare e accaparrarsi, magari solo a tempo determinato, profili professionali bassi (per contenere la spesa di personale) dal punto di vista delle categorie ed aree previste dai CCNL, ma dotati di alto potenziale e soprattutto caratterizzati da un astratto elevato profilo professionale, maturato (sic) attraverso anni di studio; risorse da destinare a svolgere, di fatto, mansioni complesse e non assolutamente corrispondenti alla categoria di classificazione e di retribuzione. In due parole, il c.d. “C sveglio” [4]. Questa prassi può essere riassunta nell’espressione assunzioni silenziose (appunto quiet hiring), necessarie in quanto le dotazioni delle pubbliche amministrazioni sono ormai sature nei profili di carriera più elevati a causa dell’abuso [continua..]