Il lavoro nelle Pubbliche AmministrazioniISSN 2499-2089
G. Giappichelli Editore

indietro

stampa articolo leggi articolo leggi fascicolo


I codici di comportamento (di ENRICO CARLONI - Professore associato di Diritto Amministrativo nell’Università degli Studi di Perugia)


A circa cinque anni dalla legge n. 190/2012, che ha riscritto le disposizioni legislative dedicate all’istituto, ed a ridosso delle innovazioni legislative rivolte o a rafforzare la funzione disciplinare nelle amministrazioni pubbliche, appare utile ritornare su uno strumento per più versanti centrale (ma non sempre adeguatamente valorizzato) nella prospettiva di quella costruzione del “buon funzionario” cui, da angolazioni diverse, mirano le riforme amministrative recenti: il codice di comportamento dei dipendenti pubblici.

SOMMARIO: 1. Premessa. – 2. I doveri del dipendente nel codice di comportamento. – 3. I codici di comportamento e i codici “etici”. – 4. La dimensione “disciplinare” dei codici di comportamento. – 5. I doveri del funzionario e le “altre” responsabilità per la loro violazione. – 6. La dimensione organizzativa: i codici come strumento dell’anticorruzione. – 7. La dimensione etica e deontologica dei codici di comportamento. – 8. Considerazioni conclusive. 1. Premessa A circa cinque anni dalla legge n. 190/2012, che ha riscritto le disposizioni legislative dedicate all’istituto [1], ed a ridosso delle innovazioni legislative rivolte o a rafforzare la funzione disciplinare nelle amministrazioni pubbliche [2], appare utile ritornare su uno strumento per più versanti centrale (ma non sempre adeguatamente valorizzato) nella prospettiva di quella costruzione del “buon funzionario” cui, da angolazioni diverse, mirano le riforme amministrative recenti: il codice di comportamento dei dipendenti pubblici. Una riflessione che si pone, dunque, all’intersezione tra il completamento del disegno tratteggiato dalla legge “anticorruzione”, verso cui convergono le successive esperienze di codificazione di regole di comportamento delle diverse amministrazioni ed ora l’avvio di un approccio “per settori” sensibili [3], ed una rinnovata attenzione al “nodo” della responsabilità dei dipendenti per violazione dei propri doveri. Una fase, in sostanza, che porta verso la piena messa a regime del modello come ridisegnato a partire dalla legge 190/2012 [4], ma che al tempo stesso appare un momento di snodo, tra le aspirazioni e le potenzialità dello strumento e le persistenti debolezze e sottovalutazioni, anzitutto nella sua prospettiva di fonte di doveri rilevanti sul piano della responsabilità disciplinare. Approfondire lo strumento “codice di comportamento” appare perciò di particolare utilità, e questo anche per altre ragioni, che vanno al di là della sola, pur significativa, esigenza di mettere meglio a sistema un ingranaggio che risulta centrale per garantire che la funzione disciplinare sia orientata ad assicurare un’amministra­zione più imparziale. Può favorire un approccio più bilanciato alle questioni di responsabilità disciplinare, evitando un’attenzione prevalente se non esclusiva a problematiche legate alla mera prestazione o presenza in servizio. Può risultare utile per le amministrazioni, chiamate ad un recepimento e ad un adattamento non meramente formale di uno strumento che si colloca a cavallo tra piani diversi, dei quali favorisce la reciproca connessione e la comunicazione: quello della responsabilità (non solo, ma anzitutto) disciplinare, quello [continua..]