Il lavoro nelle Pubbliche AmministrazioniISSN 2499-2089
G. Giappichelli Editore

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Relazioni sindacali e contrattazione collettiva nel settore pubblico dopo la riforma Madia e i rinnovi contrattuali (di Maurizio Ricci e Francesco Di Noia)


Il D.Lgs.25 maggio 2017, n. 75 è intervenuto su alcune disposizioni del D.Lgs. n. 165/2001 (c.d. “Testo Unico in materia di lavoro alle dipendenze delle pubbliche amministrazioni”, di seguito: Testo Unico), ponendosi come uno dei molteplici “stati d’avanzamento” di quello che è stato definito il «cantiere aperto» della riforma del lavoro pubblico e, forse, nemmeno definitivo in previsione del futuro assetto politico. A quasi dieci anni dall’ultimo intervento organico in materia di lavoro alle dipendenze delle PP.AA., il legislatore delegato è intervenuto per dare attuazione al contenuto della legge delega n. 124/2015 prima della scadenza del termine.

Sommario: 1. Premessa. – 2. L’autonomia collettiva nel “nuovo” sistema delle fonti del rapporto di lavoro alle dipendenze delle PP.AA. dopo il D.Lgs. n. 75/2017. – 3. La contrattazione collettiva nazionale. – 4. La contrattazione collettiva integrativa. – 5. Le relazioni sindacali. – 6. Le disposizioni introdotte dalla riforma Madia al “test” dei rinnovi contrattuali. – 7. Alcune osservazioni conclusive. 1. Premessa Il D.Lgs.25 maggio 2017, n. 75 è intervenuto su alcune disposizioni del D.Lgs. n. 165/2001 (c.d. “Testo Unico in materia di lavoro alle dipendenze delle pubbliche amministrazioni”, di seguito: Testo Unico), ponendosi come uno dei molteplici “stati d’avanzamento” di quello che è stato definito il «cantiere aperto» della riforma del lavoro pubblico [1] e, forse, nemmeno definitivo in previsione del futuro assetto politico. A quasi dieci anni dall’ultimo intervento organico in materia di lavoro alle dipendenze delle PP.AA. [2], il legislatore delegato è intervenuto per dare attuazione al contenuto della legge delega n. 124/2015 prima della scadenza del termine [3]. Uno degli aspetti più interessanti e innovativi del D.Lgs. n. 75 è relativo alla contrattazione collettiva e più in generale al rapporto tra legge e autonomia collettiva, vera e propria cartina di tornasole della matrice “pubblicistica” o “privatistica” della materia che, nelle intenzioni del legislatore dei primi anni ‘90, si sarebbe dovuta uniformare a quella del lavoro privato [4], mentre l’evoluzione legislativa è stata ben diversa. Prima di analizzare le principali modifiche del legislatore dell’ultima riforma (la “quarta” in ordine temporale), vanno ricordati sinteticamente i principali effetti scaturenti dopo il D.Lgs. n. 150/2009, così riassumibili, diversi dei quali in parte già presenti all’epoca: centralizzazione della struttura contrattuale con effetto a cascata; decontrattualizzazione e rilegificazione di diverse materie, prima negoziabili; rafforzamento delle PP.AA. e dei dirigenti in virtù di meccanismi atti a superare eventuali stalli negoziali dei contratti collettivi nazionali di comparto e di quelli decentrati integrativi; inderogabilità delle disposizioni del Testo Unico (una specie di “blindatura”) rispetto all’intervento regolatore dell’autonomia collettiva [5]; farraginosità delle procedure contrattuali anche per effetto dell’abrogazione del termine massimo con un possibile incremento della durata delle trattative, farraginosità resa ancora più complessa dalla mancata soluzione della causa nello slittamento temporale dei negoziati [6]; rappresentanza legale affidata all’Aran più quale rappresentanza sindacale [continua..]