Il lavoro nelle Pubbliche AmministrazioniISSN 2499-2089
G. Giappichelli Editore

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La riforma mancata: il ruolo della dirigenza pubblica nei nuovi assetti (di ALESSANDRO BOSCATI – Professore ordinario di Diritto del Lavoro nell’Università statale di Milano)


È circostanza nota la centralità rivestita dal tema del personale in tutti i processi di riforma della pubblica amministrazione. Ed è del pari indiscusso che nell’am­bito di tali processi un’attenzione particolare sia stata dedicata alla dirigenza. Così è stato fin dal d.P.R. n. 748/1972 con cui la categoria dirigenziale è stata introdotta nel settore pubblico, al tempo rigidamente ancorato al regime pubblicistico anche per quanto concerne la disciplina del rapporto di lavoro, per differenziarne compiti e ruolo rispetto agli altri dipendenti e con cui si è fissato il principio di separazione tra politica ed amministrazione, con attribuzione di compiti di indirizzo alla prima e di gestione alla burocrazia.

Sommario: 1. Premessa: specificità e criticità della dirigenza pubblica tra disciplina vigente e prospettive di riforma. – 2. La legge Madia e il decreto delegato di riforma della dirigenza. Gli elementi qualificanti. – 3. Segue: la sentenza n. 251/2016 della Corte Costituzionale ed il ritiro da parte del Governo del decreto delegato appena approvato. – 4. I decreti attuativi della legge delega n. 124/2015 e i riflessi sulla disciplina della dirigenza. Il D.Lgs. n. 74/2017. – 5. Segue: il D.Lgs. n. 75/2017. – 6. Cosa ci lascia la mancata attuazione dell’art. 11 della legge delega n. 124/2015. Che cosa si sarebbe potuto fare? – 7. Segue: indebolimento del principio di distinzione funzionale tra politica ed amministrazione nello sche­ma di decreto delegato di riforma della dirigenza. 7.1. Segue: Criticità della disciplina vigente: a) definizione ed assegnazione degli obiettivi. – 7.2. Segue: b) disciplina del conferimento degli incarichi. – 8. Segue: la contrattualizzazione del rapporto di lavoro e l’esercizio dei poteri datoriali. – 9. Riflessioni conclusive. 1. Premessa: specificità e criticità della dirigenza pubblica tra disciplina vigente e prospettive di riforma È circostanza nota la centralità rivestita dal tema del personale in tutti i processi di riforma della pubblica amministrazione [1]. Ed è del pari indiscusso che nell’am­bito di tali processi un’attenzione particolare sia stata dedicata alla dirigenza. Così è stato fin dal d.P.R. n. 748/1972 con cui la categoria dirigenziale è stata introdotta nel settore pubblico, al tempo rigidamente ancorato al regime pubblicistico anche per quanto concerne la disciplina del rapporto di lavoro, per differenziarne compiti e ruolo rispetto agli altri dipendenti e con cui si è fissato il principio di separazione tra politica ed amministrazione, con attribuzione di compiti di indirizzo alla prima e di gestione alla burocrazia [2]. E lo è stato con ancora maggiore accentuazione a seguito della scelta di contrattualizzare il rapporto di lavoro dei dipendenti pubblici, originariamente pensata per il solo personale del comparto e poi immediatamente estesa anche alla dirigenza di base dalla legge delega n. 421/1992 e dal successivo decreto delegato n. 29/1993, per poi ricomprendere, con gli interventi del 1997-1998, anche la dirigenza apicale. La contrattualizzazione del rapporto di lavoro dell’intera dirigenza costituisce il primo dei due pilastri su cui si fonda la disciplina della categoria dirigenziale; il secondo è rappresentato dal confermato principio di distinzione funzionale tra politica ed amministrazione che deve essere letto in continuità con quanto già introdotto dalla riforma del 1972, ma da considerare, quanto per i compiti e per le responsabilità della dirigenza, alla [continua..]